Le Barbie e la Ciociara: terza parte del trattamento di un disturbo fobico

Ieri sera 19 dicembre 2016, su Canale 5, è andata in onda la quinta puntata del programma Selfie condotto da Simona Ventura, la trasmissione si occupa di vari aspetti del cambiamento, da quello fisico a quello psicologico e naturalmente mi soffermerò proprio su quest’ultimo.

In questa puntata vediamo la terza parte del caso soprannominato “Le Barbie e la Ciociara” (qui il link al video) e di come viene trattato dallo Psicoterapeuta Giorgio Nardone (di cui ho l’onore di essere uno studente).

Per chi si fosse perso la prima parte trovate l’articolo in cui ne parlo qui.

La seconda parte è invece disponibile a questo link.

 

Nella prima puntata vediamo che Alessia non è in grado neppure di restare in una stanza in cui c’è una Barbie, nella seconda riesce ad avvicinarsi alla distanza di 80 cm dall’oggetto fobico e ora nella terza i miglioramenti proseguono.

L’indicazione principale che Alessia Macari ha messo in atto nei giorni precedenti è la cosiddetta “peggiore fantasia” che consiste nel “evocare ancora di più la paura, evocando le fantasie peggiori e toccare con mano che più si vuole evocare la paura più questa rientra, fino ad azzerarsi totalmente” nel caso specifico Alessia la mette in atto ogni 3 ore per 5 minuti mentre svolge le sue normali attività quotidiane.

Alessia viene ulteriormente messa alla prova riguardo la sua fobia delle barbie quando trova una barbie nella propria camera d’albergo e utilizza una scopa per toglierla dal letto, stessa cosa fa in studio, lanciando la bambola fuori dallo studio con una scopa (molto corta, quindi riducendo ancora più la distanza tra lei e l’oggetto fobico) trasformandosi metaforicamente da preda delle sue paure a predatrice dell’oggetto fobico, così come prima era vittima delle sue peggiori fantasie finchè non ha deliberatamente cominciato a dar loro la caccia.

Il prossimo obiettivo sarà quello di riuscire a tenere in mano la Barbie e il Prof Nardone conta di farlo raggiungere ad Alessia entro la prossima settimana.

La versatilità di questa tecnologia risiede nel fatto che problemi isomorfi, in questo caso le fobie, si affrontano con le medesime tecniche, non importa che si abbia paura di una barbie, paura dei ragni, paura di guidare, paura degli spazi aperti, claustrofobia, paura di volare.

Il modello di Terapia Breve Strategica presenta un’elevata efficacia ed efficienza nella risoluzione dei problemi fobici, per maggiori informazioni rimando alla bibliografia:

Giorgio, NARDONE (2016). La terapia degli attacchi di panico. Ponte alle Grazie, Milano

 

Netflix e strategie pubblicitarie basate sull’indignazione

Oggi mi è salto all’occhio un articolo su repubblica.it in cui si parlava di Netflix e di una sua pubblicità a Madrid, un banale manifesto nel cuore di Madrid in cui l’attore che interpreta Pablo Escobar nella serie Narcos augura agli spagnoli un “Bianco Natale” con evidenti riferimenti alla cocaina.

bianco Natale Netflix

Leggendo questo articolo non ho potuto fare a meno di pensare ad un documentario, anche questo su Netflix, di Dan Ariely professore di psicologia alla Duke University, in cui parla del caso di Tucker Max, un blogger che, grazie alla “pubblicità dell’indignazione” è passato dall’avere un blog, a vendere 2milioni di copie del suo libro fino a farne un film, il tutto con minimi investimenti economici.

La tecnica utilizzata è pressoché la stessa: creare delle pubblicità che sicuramente saranno obiettivo dell’indignazione di massa, far sì che vengano rimosse (addirittura qui si è scomodato il governo Colombiano) e, proprio in seguito alla rimozione l’effetto è quello che la notizia rimbalzi in tutto il mondo generando pubblicità gratuita, camuffata da notizia, nei giornali di tutto il mondo.

Questa è una scena del documentario in cui il blogger/scrittore chiede al suo collaboratore di impegnarsi affinchè le pubblicità del film vengano ritirate dall’azienda che le espone in maniera tale che tutti i giornali ne parlino e che le vendite a Chicago schizzino alle stelle

strategia tuckermax

Beh, complimenti a Netflix per l’operazione e, soprattutto in quest’epoca di social network, vi esorto a farvi una domanda: quella notizia che state criticando, quella cosa nei confronti della quale provate una profonda indignazione è solo un’opinione diversa dalla vostra oppure una notizia creata ad arte perchè si generasse tanto rumore attorno ad essa?

Disturbo Ossessivo Compulsivo “Questione di ordine” seconda parte – Selfie Canale 5 Simona Ventura ospite Giorgio Nardone

 

Ieri sera 12 dicembre 2016, su Canale 5, è andata in onda la quarta puntata del programma Selfie condotto da Simona Ventura, la trasmissione si occupa di vari aspetti del cambiamento, da quello fisico a quello psicologico e naturalmente mi soffermerò proprio su quest’ultimo.

Il caso di cui parlerò in questo articolo è il secondo incontro di Nicoletta, una donna con un grave disturbo ossessivo compulsivo basato sull’ordine, in terapia dallo Psicoterapeuta Giorgio Nardone (di cui ho l’onore di essere uno studente) ed è stato soprannominato “questione di ordine” (qui il link al video).

Per chi si fosse perso la prima puntata, qui trovate l’articolo che ne parla: QUESTIONE DI ORDINE – PRIMA PARTE

Nicoletta ha raggiunto in breve tempo dei risultati che a molti potrebbero sembrare incredibili, ma che in realtà sono frutto di un’avanzata tecnologia terapeutica:  la tecnica principale che vediamo utilizzare è quella tipica per questo tipo di disturbi secondo la Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone, si tratta di “mettere in disordine qualcosa ogni giorno” oppure come viene chiamata dallo stesso Giorgio Nardone nei suoi libri la “violazione” dell’imposizione fobica (Nardone, G., & Portelli, C. (2013). Ossessioni, compulsioni, manie.).

Ovviamente la prescrizione del “mettere in disordine” può essere accettata ed eseguita dal paziente solo grazie ad un sofisticato lavoro fatto in seduta dal terapeuta, che, con un obiettivo ben chiaro, orienta strategicamente il dialogo verso l’obiettivo, questa però non è la sede adatta a discuterne, ma per chi fosse interessato consiglio il libro Ossessioni, compulsioni, manie (Nardone, Portelli, 2013) e Il dialogo strategico (Nardone, Salvini, 2004)

Mettendo in atto le indicazioni del Prof Nardone Nicoletta in 3 settimane è riuscita a:

  • rompere l’ordine in cui ha sistemato i maglioni del marito
  • evitare di usare un disinfettante per lavare i vestiti
  • lasciare i giochi dei bambini in disordine prima di uscire di casa
  • evitare di pulire il tavolo con l’antibatterico
  • disallineare le bottiglie del latte nel frigo
  • spostare un cibo da un ripiano all’altro del frigorifero
  • lasciare un pezzo di carta sul lavandino
  • lasciare che sia il marito a sistemare la spesa (delegando quindi il controllo ad un’altra persona)
  • mettere le scarpe in casa
  • lasciare che le figlie tenessero le scarpe in casa

 

mano a mano che le compulsioni sono venute meno Nicoletta ha ricominciato anche a sentire il bisogno di dedicarsi a sé stessa, sia nell’abbigliamento che nella cura del corpo, cosa che da tempo aveva smesso di fare.

 

Il commento finale del Prof Giorgio Nardone è il seguente:

Direi che da un punto di vista di osservazione clinica tutti i cambiamenti che ha realizzato e adesso abbiamo visto anche in questo camerino come è stato definito lercio lei non si è preoccupata di pulire o di non toccare anzi ha provato le cose ha preso la rivista e poi quello che ha fatto vedere a casa, lei ha fatto giocare le bambine fuori, le ha portate in casa con le scarpe sporche con i vestiti sporchi e poi vi posso assicurare che a me ha raccontato tutta una serie di altri dettagli che manifestano una completa guarigione del disturbo

 

I libri che consiglio per approfondire l’argomento sono:

Nardone, G., & Portelli, C. (2013). Ossessioni, compulsioni, manie.

Nardone, G., & Salvini, A. (2004). Il Dialogo Strategico: Comunicare persuadendo: tecniche evolute per il cambiamento. Ponte alle Grazie.

Fobia delle Barbie II parte (fobia specifica) Le Barbie e la Ciociara – Selfie Canale 5 Simona Ventura e Giorgio Nardone

 

Ieri sera 5 dicembre 2016, su Canale 5, è andata in onda la terza puntata del programma Selfie condotto da Simona Ventura, la trasmissione si occupa di vari aspetti del cambiamento, da quello fisico a quello psicologico e naturalmente mi soffermerò proprio su quest’ultimo.

In questa puntata vediamo la seconda parte del caso soprannominato “Le Barbie e la Ciociara” (qui il link al video) e di come viene trattato dallo Psicoterapeuta Giorgio Nardone (di cui ho l’onore di essere uno studente).

Per chi si fosse perso la prima parte trovate l’articolo in cui ne parlo qui.

 

Alessia ha sviluppato una fobia curiosa, quella delle bambole barbie, in seguito ad un trauma reale subito all’età di 3 anni, è per questo che la prima manovra riguarda proprio il passato:

  1. Il Prof Giorgio Nardone prescrive il “romanzo del trauma”: “ogni giorno la ragazza dovrà mettere per iscritto, in una sorta di racconto e nella maniera più dettagliata possibile, tutti i ricordi del trauma passato: immagini, sensazioni, ricordi, pensieri. […] la narrazione deve essere quotidiana, ridondante e il più dettagliata possibile, non deve trattarsi di una sorta di ‘diario’ o di pensieri in libertà.” (Cambiare il passato, Cagnoni – Milanese, 2009)
  2. La seconda prescrizione consiste nell’avvicinarsi alle barbie per misurare la distanza minima a cui Alessia è in grado di stare ferma di fronte ad una barbie, recandosi in un negozio dove è certa che troverà queste bambole: qui si tratta a tutti gli effetti di una manovra che potrebbe essere confusa con un’esposizione graduale in vivo utilizzata in alcuni modelli di psicoterapia, in realtà non viene mai chiesto alla persona di avvicinarsi sempre più allo stimolo, ma solo di avvicinarsi fin dove comincia a sentire la paura, questo è un cosiddetto controevitamento. Da Nardone (2016): “il controevitamento corporeo […] è stato promosso dalla tecnica della misurazione del limite” (il caso del libro parlava della fobia dei gatti).
  3. La terza tecnica, la cosiddetta “peggiore fantasia” sulle barbie (in questo caso) consiste nell’evocare volontariamente tutte le proprie peggiori fantasie sulla situazione che non siamo in grado di affrontare, durante un tempo ben preciso e delimitato (mezz’ora dopo pranzo). Questa tecnica è utilizzata per trattare i casi di paura patologica e attacchi di panico. Anche in questo caso trovate tutto chiaramente spiegato nel testo “La terapia degli attacchi di panico” Nardone, 2016.

Grazie alle telecamere possiamo vedere come viene messa in atto la misura della distanza dall’oggetto fobico: la persona si avvicina all’oggetto fino a quando comincia a sentire paura, in quel momento si ferma e una persona che è con lei misura la distanza a cui è riuscita ad avvicinarsi.

Se anche voi avete qualche fobia sicuramente vi sarete immedesimati nell’immagine spaventata di Alessia che, di fronte al suo (seppur curioso) oggetto fobico, resta impietrita e solo con grandissima difficoltà riesce a mantenere lo sguardo sulla bambola, è inoltre tipica la reazione di fuga che invece ha nel momento in cui la situazione glielo consente e lo stimolo è troppo forte (come le succede nel negozio di giocattoli). Provate a immaginare di essere nella sua situazione e di trovarvi di fronte ciò che più temete: un cane, un gatto, un ragno, un topo, un serpente, l’altezza, una piazza immensa, un luogo angusto… probabilmente rivaluterete l’immagine inevitabilmente ‘tragi-comica’ della situazione.

In conclusione la situazione iniziale di Alessia le impediva di trovarsi in alcun luogo dove fosse presente, o potesse essere presente, una bambola barbie, tanto da imporre alla madre di nasconderle quando andava a fare visita alla sorellina, ad oggi, dopo solo una settimana di terapia breve strategica, Alessia è in grado di avvicinarsi a meno di un metro da ciò che la terrorizzava solo 7 giorni prima, senza inoltre mettere in atto alcuna reazione di fuga.

Il modello di Terapia Breve Strategica presenta un’elevata efficacia ed efficienza nella risoluzione dei problemi fobici, per maggiori informazioni rimando alla bibliografia:

Cagnoni, F., & Milanese, R. (2009). Cambiare il passato. Ponte alle Grazie, Milano.

Giorgio, NARDONE (2016). La terapia degli attacchi di panico. Ponte alle Grazie, Milano